“L’ uomo che scrive disegna inconsapevolmente la sua natura interiore…”
Max Pulver
La scrittura è un test proiettivo, lascia sul foglio tracce di problematiche emotive e conflitti dello scrivente, ne evidenzia le caratteristiche e gli schemi comportamentali inconsci, divenendo un vero e proprio “gesto espressivo”.
Quando scriviamo, in genere, pensiamo al contenuto e non a come si muove la nostra mano e alle tracce significative che lasciamo sul foglio. Nel processo di scrittura i neuroni (componenti fondamentali del tessuto nervoso che formano circuiti complessi) trasmettono i messaggi del movimento dal cervello alle dita delle mani.
Ciò avviene attraverso un percorso.
Il messaggio grazie ai sensi, passa dal cervello al cervelletto, che contiene i programmi di scrittura, poi viene inviato al talamo che mette in relazione gli impulsi ricevuti dagli organi di senso. Questi passano attraverso il sistema limbico dove vi è l’amigdala, centro delle emozioni, poi al tronco dell’encefalo, al midollo spinale e ai muscoli per tradursi infine nel movimento della mano che traccia la scrittura.
Il percorso dei messaggi ricevuti, da quando sono percepiti dagli organi di senso a quando lasciano traccia sul foglio, risente delle emozioni, tensioni e conflitti interiori in modo da rendere la scrittura unica e irripetibile.
Per prima cosa è utile specificare la differenza tra Grafologia e Grafoanalisi.
La grafologia studia le caratteristiche di un singolo soggetto, grazie alla comparazione di più scritti originali, consegnati al grafologo, che li sottoporrà a un lungo studio, attraverso il quale verranno messe in correlazione le varie caratteristiche grafiche con i diversi comportamenti, basandosi sull’impostazione della scuola di Girolamo Moretti (1879-1963), un francescano e grafologo italiano, che elaborò un metodo di grafologia nel 1905. L’Istituto Grafologico Internazionale Moretti di Urbino, continua ancora oggi la sua attività grafologica tramite la consulenza, la ricerca, la didattica, la pubblicazione di testi e riviste.
La grafoanalisi si origina dalla grafologia, ma si differenzia grazie ad una vera e propria impostazione di tipo psicoanalitico di base. In questa specifica disciplina si analizza la scrittura in modo approfondito interpretandola come una proiezione delle manifestazioni emotive più intrinseche. Si tratta di una vera e propria tecnica pratica, attraverso la quale è possibile venire a conoscenza della personalità dello scrivente e delle relazioni tra psiche e dinamicità scrittoria. Come spesso succede, l’unione di più discipline permette una valutazione più approfondita. La grafoanalisi nasce con il dott. Michele Maero (1938-2014) psicologo, perito grafico giudiziario, Presidente e Coordinatore Didattico dell’Associazione Nazionale per l’Analisi della Scrittura (A.N.I.A.S) e docente di psicanalisi della scrittura.
La grafoanalisi, come la grafologia, per l’interpretazione della direzionalità della scrittura fa riferimento al simbolismo spaziale di Max Pulver (Svizzera, 1889-1952), psicologo, filosofo, docente di grafologia, che parla di “simboli arcaici innati”, usati in modo inconscio nella scrittura.
Il foglio bianco rappresenta l’ambiente nel quale viviamo, incontriamo gli altri e ci muoviamo, quindi l’utilizzo dello spazio del foglio fornirà indicazioni relative al rapporto dello scrivente con la realtà che lo circonda e con il contesto sociale.
Inoltre la grafoanalisi fa riferimento agli studi di Louis Corman (1901 – 1995 psichiatra francese) sui test proiettivi, al pensiero di Alfred Adler (1870 – 1937 psichiatra, psicoterapeuta austriaco) sul senso di inferiorità e alle ricerche di Sigmund Freud (1856 – 1939 neurologo, psicoanalista austriaco) fondatore della psicoanalisi.
Pertanto attraverso l’osservazione del calibro, degli allunghi superiori e inferiori, della spigolosità o rotondità delle lettere tracciate sul foglio, avremo informazioni relative allo stato emotivo dello scrivente e alle strategie comportamentali messe in atto per mediare i suoi conflitti interiori.
La scrittura è dunque un vero e proprio test proiettivo poiché offre la possibilità di mettere in correlazione lo scritto della persona con le proprie emozioni, vissuti e conflitti.
Per tutti questi motivi, la grafoanalisi può essere un valido strumento per ricevere informazioni utili ad aiutare la persona a conoscere parti di sé e del proprio inconscio e a migliorare aspetti non funzionali della personalità.
“La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi.”
Aharon Appelfeld