Il Counseling

Il Counseling è un’attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta. Si occupa di disagi  specifici (prendere decisioni, miglioramento delle relazioni interpersonali) e contestualmente circoscritti (famiglia, scuola, lavoro).

 

Da dove deriva questo termine?

La derivazione del termine counseling (o counselling con la doppia L secondo l’inglese britannico) può essere fatta risalire al verbo latino consulo-ĕre che si traduce in “consolare” , “confortare”, anche nell’accezione di “venire in aiuto”, “avere cura”. Omologo è anche un altro verbo latino: consulto-are nella sua accezione di “richiedere il parere di un saggio”.

 

Da dove nasce il Counseling?

Notizie su attività di counseling negli Stati Uniti si trovano fin dai primi anni del Novecento, quando alcuni operatori sociali (social workers) adottano il termine “counseling” per definire l’attività di orientamento professionale rivolta ai soldati che rientrano dalla guerra e che necessitano di una ricollocazione professionale.

Nel 1942 la parola counseling viene usata da Carl R. Rogers, nel testo “Counseling and Psychotherapy”, per indicare una relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità.

I padri fondatori del counseling potremmo dire che sono Carl R. Rogers e Rollo May, il primo è stato uno psicologo statunitense, fondatore della terapia non direttiva su cui si basa il counseling (consiglio la visione di questo video tratto dal film “Tre approcci alla psicoterapia” sottotitolato, per capire cosa intendeva Rogers per “terapia non direttiva”) .

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Rollo May è stato uno psicologo e insegnante statunitense che ha scritto vari libri tra i quali “L’arte del counseling. Il consiglio, la guida, la supervisione”, in questo testo, con la saggezza, la semplicità e il profondo calore umano che lo contraddistinguono, spiega come il compito del counselor sia quello di favorire lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del cliente, aiutandolo a superare quei blocchi che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nel mondo esterno. May descrive gli aspetti fondamentali del processo del counseling distinguendo quattro fasi:

  • Prendere contatto
  • Stabilire il rapporto
  • Verbalizzazione del disagio
  • Elaborazione di ciò che emerge.

La fase conclusiva del superamento del disagio, la vera trasformazione, spetta solamente al cliente: il counselor può solo accompagnarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà di essere se stesso.

Questi due autori per primi sottolinearono la necessità di considerare l’essere umano come organismo bio-psico-sociale promuovendone così una visione olistica, ossia di pari dignità e valore delle componenti biologiche, psicologiche e sociali dell’esperienza umana. Le loro teorizzazioni sulla natura umana, essenzialmente “programmata” per l’autorealizzazione attraverso il riconoscimento e il soddisfacimento dei propri bisogni (fisiologici, emotivi e socio-relazionali) si sono poi tradotte in una pratica clinica e psicoterapeutica finalizzata alla promozione della salute psicofisica dell’individuo.

 

“La sola persona che non può essere aiutata è la persona che getta la colpa sugli altri.”

Carl Rogers

 

 

“L’ansia è un insegnante ancora migliore della realtà, perché si può eludere temporaneamente la realtà evitando la situazione spiacevole; ma l’ansia è una fonte di educazione sempre presente perché la si porta dentro.”

Rollo May (The Meaning of Anxiety )

Come si svolge

La relazione di counseling si svolge in dodici incontri a cadenza settimanale e ogni incontro ha la durata di circa cinquanta minuti. Questo percorso ha la finalità di risolvere una situazione concreta, che risulta difficile da affrontare per il soggetto o che lo mette a disagio.

Le fasi di questa relazione sono principalmente tre:

  1. Analisi della domanda: sono i primi colloqui dove si creano le basi della relazione e in cui il cliente espone la sua situazione e le sue difficoltà. Alla fine di questa fase il counselor e il cliente, insieme, decidono l’obiettivo finale da raggiungere.
  2. Lavorare sull’obiettivo: è la fase più lunga ed è quella in cui il cliente approfondisce le dinamiche del suo disagio, parla di ciò che sente utile e l’alleanza col counselor si rafforza. Durante questo periodo il counselor contiene il mondo del cliente tenendo sempre presente l’obiettivo in modo da non farlo uscire troppo dal percorso stabilito.
  3. Restituzione al cliente dell’obiettivo raggiunto: è l’ultima fase, in cui vengono ripercorsi i contenuti dei precedenti incontri al fine di mostrare al cliente le risorse che ha sperimentato di avere.

Secondo Carl Rogers le condizioni essenziali perché un rapporto di counseling sia efficace sono:

  • La congruenza: cioè che il counselor sia col cliente, ciò che veramente è, senza maschere e nessuna riserva, lasciando che i sentimenti si riflettano apertamente e che fluiscono momento per momento creando così uno spazio di disponibilità anche per ciò che il counselor sente per essere costantemente consapevole di quello che si muove dentro di lui;
  • Empatia: che sperimenti una profonda comprensione entrando in contatto e sentendo profondamente i valori personali del cliente “come se” fossero propri (senza però che il counselor perda la propria identità) in modo da potersi muovere liberamente nel mondo interiore del cliente, riuscendo così a comunicare tramite riformulazione, ciò che il cliente esprime;
  • Accettazione incondizionata positiva: che il counselor dia valore al cliente come persona considerandolo con delle potenzialità proprie e avendo una completa disponibilità verso di lui e i suoi sentimenti, qualunque essi siano, senza valutazioni e giudizi. Questo porta a creare uno spazio all’interno del quale il cliente trova accoglienza e può sviluppare in modo produttivo le sue potenzialità.

Possiamo quindi affermare che oltre alla congruenza, all’empatia e l’accettazione incondizionata positiva, lo strumento più importante del counselor è l’ascolto attivo dove quest’ultimo non solo sente le parole del cliente ma ne percepisce i sentimenti, concentrandosi sul vissuto emotivo e non solo sui fatti esposti.

E’ utile precisare che il rapporto professionale di Counseling è fondato esclusivamente sulla relazione interpersonale. Durante gli incontri non vengono effettuate cure mediche né psicologiche, in quanto gli incontri di Counseling non hanno finalità terapeutica, di cura o di diagnosi riservate allo psicologo, allo psicoterapeuta e allo psichiatra. Qualora il Counselor rilevasse la necessità di un intervento terapeutico, indirizzerà il cliente a figure professionali di riferimento specifico.